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La famosa divinità induista viene qui raffigurata esaltandone lo spirito guerriero: Ganesha qui diventa colui che abbatte ogni ostacolo, colui che rimuove, colui che protegge con la sua forza sovrannaturale. L’archetipo dell’eroe guerriero viene associato al coraggio del cambiamento, alla sintesi fra uomo e animale, maschile e femminile, materia e spirito, sacro e profano, come parti essenziali di un unico tutto. Questo archetipo rappresenta dunque la distruzione ed allo stesso tempo la rinascita come elementi imprescindibili per generare il cambiamento ed assaporare la meraviglia dell’ignoto.
Tratta da un’opera d’arte di Giovanni Bellini. Visavi la reinterpreta immaginando uno scenario apocalittico, dove un angelo dalle sembianze di una madonna guerriera si innesta in un bombardamento nucleare proteggendo con 2 mani gli innocenti, simboleggiati dal bambino e castigando con la terza che impugna la pistola i peccatori. L’iconografia si ispira alle antiche storie sulla mafia russa ove le persone più deboli godono della protezione di Dio per mezzo della mano di moderni templari dal rigoroso codice d’onore.
Traendo ispirazione da una famosa opera di Giovanni Bellini, il nostro artista ha ricostruito una Vergine sacra sotto forma di una moderna amazzone guerriera. Si notano i chiari riferimenti ad alcuni aspetti contraddittori tipici del mondo attuale: la maschera antigas contro l’inquinamento globale, il bambino che viene stretto in un abbraccio protettivo quale simbolo di una innocenza ormai messa a dura prova dal contesto sociale in cui viviamo. Il simbolo dell’energia nucleare diventa qui metafora della luce distruttiva che purifica e rigenera ripartendo dall’atomo, componente basico della materia ed alimento principe dell’energia nella sua forma più dirompente ed essenziale.
La tavola si ispira alla mitologica figura di San Sebastiano dipinta da Andrea Mantegna. La figura del santo, simbolo di ribellione, forza di volontà, bellezza e sacrificio qui si fonde con altri simboli mistici provenienti da altre culture come la mano di Fatima simbolo di libertà e di fede per i musulmani e i teschi messicani, che con i loro variopinti colori rappresentano l’unione fra la vita e la morte. L’allegoria della grafica vuole rappresentare la fermezza di un guerriero di pace che, nonostante la sua diversità, non se ne vergogna al punto da immolarsi come un eroe sul patibolo del giudizio altrui per difendere ciò in cui crede.
In questa tavola ispirata al capolavoro di Leonardo Da Vinci, il nostro artista infonde tutta la sua creatività visionaria, facendo trasformare i dodici apostoli in un gruppo di rivoluzionari, lascivi ma allo stesso tempo ispirati da un Cristo che si candida a guidare la rivoluzione, l’apocalisse intesa come la fine di un vecchio modo di pensare e giudicare il mondo. L’ultima cena diventa il rituale preparatorio di una nuova era che arriverà tramite l’apocalisse. Tutti i commensali si preparano a combattere i nemici metaforicamente contenuti nel mappamondo che fa da tovaglia: vecchi stereotipi, tristi credenze, limiti connessi alla cupidigia umana. Fine ultimo della battaglia è la cancellazione e distruzione della sofferenza connessa ad un vecchio modo di pensare che ci imprigiona per fare posto alla nascita di uno nuovo caratterizzato da dall’assenza di giudizio e dalla cooperazione anziché la competizione fra esseri viventi.
Tratta dal famoso dipinto di Antonello da Messina. La reinterpretazione di Visavì esalta il contrasto tra sacro e profano, guerra e pace, luce ed oscurità. Le immagini tatuate sul soggetto prendono spunto da una allegoria sui cartelli dei narcos messicani ed alle storie che vengono tramandate sulla Santa Muerte nel nord del Messico, fra Sinaloa e Baja California. Essa è infatti vista come sintesi e guardiana della vita e la morte e connota fortemente la temporaneità delle frivolezze terrene.
Ispirata ad un opera di Antonello da Messina, il nostro artista ha qui reinterpretato la figura femminile della Madonna in chiave guerrigliera, accentuando l’analogia con la Santa Muerte messicana. L’arma che la Vergine impugna e’ una allegoria che vuole evidenziare il combattere per difendere purezza, coraggio e tutti i nobili ideali che l’icona sacra può simboleggiare, come una amazzone votata a contrastare il diffuso status quo che mira esclusivamente allo sfruttamento dei più deboli per favorire gli interessi di pochi corrotti.
La famosa divinità induista viene qui raffigurata esaltandone lo spirito guerriero: Ganesha qui diventa colui che abbatte ogni ostacolo, colui che rimuove, colui che protegge con la sua forza sovrannaturale. L’archetipo dell’eroe guerriero viene associato al coraggio del cambiamento, alla sintesi fra uomo e animale, maschile e femminile, materia e spirito, sacro e profano, come parti essenziali di un unico tutto. Questo archetipo rappresenta dunque la distruzione ed allo stesso tempo la rinascita come elementi imprescindibili per generare il cambiamento ed assaporare la meraviglia dell’ignoto.
Tratta da un’opera d’arte di Giovanni Bellini. Visavi la reinterpreta immaginando uno scenario apocalittico, dove un angelo dalle sembianze di una madonna guerriera si innesta in un bombardamento nucleare proteggendo con 2 mani gli innocenti, simboleggiati dal bambino e castigando con la terza che impugna la pistola i peccatori. L’iconografia si ispira alle antiche storie sulla mafia russa ove le persone più deboli godono della protezione di Dio per mezzo della mano di moderni templari dal rigoroso codice d’onore.
Traendo ispirazione da una famosa opera di Giovanni Bellini, il nostro artista ha ricostruito una Vergine sacra sotto forma di una moderna amazzone guerriera. Si notano i chiari riferimenti ad alcuni aspetti contraddittori tipici del mondo attuale: la maschera antigas contro l’inquinamento globale, il bambino che viene stretto in un abbraccio protettivo quale simbolo di una innocenza ormai messa a dura prova dal contesto sociale in cui viviamo. Il simbolo dell’energia nucleare diventa qui metafora della luce distruttiva che purifica e rigenera ripartendo dall’atomo, componente basico della materia ed alimento principe dell’energia nella sua forma più dirompente ed essenziale.